La danza è una poesia in cui ogni parola è un movimento.La daanza è una poesia muta;la poesia è una danza parlata.La danza è come la vita,è ricca di fantasia,piena di armonia e ha un linguaggio universale.La danza fa parte della nostra vita.La danza è una poesia in cui ogni parola è un movimento.C'era una
volta una stella che danzava, ed è sotto quella che io sono nata.La danza è una rappresentazione verticale di un pensiero orizzontale,e ricoradti:se ti piace ballare allora sei fatto per ballare
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lunedì 22 ottobre 2012

La nuova disciplina che pratico:Kali




Cari amici,oggi voglio spiegarvi un pò in cosa consiste il Kali,la disciplina che ho intrapreso da meno di un mese ma che mi piace tantissimo
 
Il Kali, chiamato anche Arnis o Escrima, è una disciplina marziale nata nelle isole Filippine in tempi remotissimi. L’uomo bianco, e più precisamente gli spagnoli capeggiati dal condottiero Ferdinando Magellano, conobbero a loro spese l’efficacia di questo metodo di combattimento. Lo stesso Magellano, nel 1521 venne ucciso e l’invasione spagnola fermata da guerrieri filippini, guidati dall’eroe dell’isola di Mactan (isola delle Filippine) Lapu Lapu.
Nelle zone a nord dell’arcipelago, conquistate dagli spagnoli, la pratica del Kali venne proibita, ma la fantasia del popolo filippino non rimase imbrigliata da questa legge imposta dagli invasori ed il Kali diventò una danza folkloristica, con musiche ed eleganti movimenti ritmati nei quali si celavano e venivano tramandate le tecniche più efficaci ed i colpi mortali.

La trasformazione in una danza ed il legame con la musica ha fornito al Kali una fluidità di movimento ed una conoscenza del ritmo che ha notevolmente arricchito la disciplina.
La mentalità aperta ed eclettica dei maestri di combattimento filippini ha permesso di estrapolare dalle arti marziali con cui sono venuti a contatto, tutto ciò che poteva accrescere il bagaglio tecnico: il Kung-Fu cinese, il Judo e l’Aikido giapponesi, la scherma spagnola ed altre ancora hanno arricchito il patrimonio marziale della disciplina.
A sud dell’arcipelago filippino, nelle pericolose terre dei “moros”, il Kali risente dell’influenza delle forme di lotta malesi e del Silat indonesiano.
La didattica del Kali è articolata in diversi settori che corrispndono a delle vere e proprie aree di apprendimento, lo studio più completo prevede l’approfondimento dei diversi settori.

- Settore ARMI

Nel Kali le armi vengono maneggiate sin dalla prima lezione per due motivi fondamentali:

1 - Nella filosofia che sta alla base dell’arte marziale filippina, e nella logica comune, l’uomo armato (se sa usare l’arma) è in vantaggio su un uomo disarmato

2 - Il secondo motivo è di tipo didattico ed è un concetto originale: i maestri ritenevano che quando si imparavano i segreti del maneggio di un’arma (in particolare del bastone) i principi appresi potevano essere trasferiti a qualsiasi altra arma, oggetto o arnese ed addirittura al combattimento a mani nude.

Le specialità (tecniche) del settore delle armi sono le seguenti:

- Doppio Olisi o Sinawali - Arte di usare 2 bastoni (normalmente in rattan di circa 70 cm di lunghezza)

- Olisi - L’uso del bastone singolo. Si può considerare la specialità principale del Kali; conosciuta anche come “scherma della mano viva” intendendo sottolineare la collaborazione della mano disarmata (solitamente la sinistra) con la mano armata.

Durante l’azione ma mano viva viene tenuta vicino al petto, a volte a contatto, in una zona protetta ma allo stesso tempo da cui si può intervenire facilmente con tecniche di disarmo, controllo, schivate in coordinazione con la mano che regge l’arma.

- Spada e daga o bastone e daga - E’ questa l’area che più risente delle tecniche di scherma dei conquistadores spagnoli, questi ultimi avevano elaborato un sistema che permetteva loro di usare nel combattimento la spada per l’azione a lungo raggio e la daga (arma poco più grande di un pugnale) nel momento in cui l’avversario entrava in un raggio di azione più corto.
Le tecniche con spada e daga possono effettuare anche utilizzando il bastone in una mano ed il coltello o il pugnale nell’altra.

- Coltello - Imparare a maneggiare questa arma, esigenza comune a tutti i popoli della terra, diventa di vitale importanza per imparare a difendersi in quanto uno dei principi basilari del Kali insegna che non ci si può difendere da un’arma che non si conosce e non si sa usare.

- Bolo (machete filippino) ed altre armi bianche - di questa famiglia, oltre al machete, fanno parte armi quali il SIBAT o Bastone Lungo, il TABAK MALIIT (bastoncino di circa 20 cm con il quale si colpiscono i punti vitali. Abbiamo inoltre le armi flessibili quali la frusta, le corde, le cinture ed il tabak toyouk, conosciuto con il nome di nunchaku.

- Settore a MANI NUDE

E’ l’area che per molti anni è rimasta gelosamente custodita all’interno di una stretta cerchia di persone della comunità filippina, al punto da far ritenere agli esperti occidentali di arti marziali, che il Kali fosse un efficace sistema di combattimento con le armi, ma che trascurasse l’arte delle “mani nude”.In realtà oggi nel Kali sono compresi:

- Il PANANTUKAN ovvero l’arte di boxare. L’impostazione è simile alla boxe occidentale ma con l’aggiunta di colpi di gomito e l’applicazione dei principi di movimento studiati con i due bastoni ed il coltello.

- Il SIKARAN ovvero l’arte di calciare.

- L’HUBUD LUBUD che letteralmente significa “legare-slegare”. Il nome viene dall’analogia riscontrata dall’intreccio delle braccia ed il sistema usato per impagliare le sedie. Si tratta di un metodo che porta allo sviluppo della sensibilità. Definito anche con il nome di chiara derivazione spagnola “CADENA DE MANO”, ovvero mani incatenate, questo lavoro si esegue in coppia mantenendo le mani in contatto costante.

Si effettuano una serie di movimenti di base sui quali ogni praticante improvvisa colpi, intrappolamenti, leve, ritornando poi al tema di base senza interrompere il ritmo e la fluidità dei movimenti.
Definiti dai praticanti statunitensi “energy drill” o “sensivity drill” (esercizi di energia e sensibilità) questo sistema di allenamento viene anche praticato ad occhi bendati ed in equilibrio su panche, sgabelli o tronchi d’albero o, ancora, su un terreno instabile.

L’hubud richiede grande equilibrio, coordinazione, sensibilità, fluidità, tempismo e senso del ritmo.

- DUMOG ovvero l’arte delle leve, controleve e del corpo a corpo. In alcune località delle Filippine si usa un sistema di lotta libera chiamata “Buno” e una sorta di combattimento col bastone, integrata con tecniche di proiezione simili al Judo.

Sebbene per comodità di esposizione e per esigenze didattiche si parla di differenti aree di apprendimento, dobbiamo tuttavia sottolineare che alla base esistono gli stessi principi di azione. Infatti ben presto lo studente si accorge che mentre lavora applicando una serie di tecniche a mani nude, mette in pratica alcuni principi che ha già studiato usando i bastoni.

Tutte le aree vengono integrate in sequenze di movimenti preordinate o improvvisate, eseguite da solo o in coppia o in gruppo sempre fluidamente e con continuità di azione. Il Kali è anche uno sport, viene praticato il combattimento con il bastone singono o con due bastoni muniti di casco di cuoio con griglia davanti al viso, un grembiule imbottito, guanti, protezione per l’avambraccio, un severo regolamento e regolari tornei mondiali che si svolgono in diverse parti del mondo organizzati dalla WEKAF (World Escrima Kali Arnis Federation).

Le competizioni sportive rivelano al pubblico, comunque, solo un aspetto dell’universo del Kali, che, come abbiamo visto, abbraccia tutte le forme di combattimento a mano nuda e a mano armata. Praticata dai reparti speciali della Polizia o dell’Esercito di tutto il mondo, il Kali esprime al meglio le potenzialità distruttive del combattimento totale. Per questo motivo l’aspetto Difesa Personale è stato molto enfatizzato negli Stati Uniti dove il Kali trova numerosi gruppi di appassionati.

La caratteristica che contraddistingue un praticante di Kali, oltre alla sua ecletticità, è la capacità di trasformare qualsiasi oggetto nelle sue mani (una penna, un pettine, un asciugamano ecc.) in un’arma micidiale. Notevoli sono i benefici che quest’arte offre agli studenti di ogni età. Essa viene infatti praticata fino alla tarda età come dimostrano i venerandi maestri sia orientali che occidentali.

Non esistono distinzioni di sesso, una leggenda narra addirittura di una principessa cieca di nome Josefina che ha istruito il Gran Maestro Floro Villabrille (da poco scomparso) fondatore dell’omonimo metodo. Sviluppo della lateralità, dello schema incrociato, della percezione oculo-manuale, del senso ritmico, di una muscolatura pronta e scattante, della coordinazione motoria, una buona conoscenza del proprio corpo e delle capacità di azione-reazione sono alcune abilità che l’allievo coltiva allenandosi nella leggendaria arte del Kali.

Che ne pensate?????Sono passata da un'estremo all'altro:dalla danza classica,a picchiare con bastoni e coltello............Spero che questa parentesi sia stata interessante....................Baci
                                                                                                                                 -Giuly-